Rolex Oyster Perpetual
Hans Wilsdorf adottò e migliorò il sistema di ricarica automatica di Harwood e lo adottò all'Oyster: nacque così, nel 1931, il Rolex "Oyster Perpetual".
Oltre ad avere le caratteristiche d'impermeabilità (da cui derivano numerosi vantaggi), si ricaricava automaticamente, offrendo alcuni benefici:
- eliminava la ricarica giornaliera
- l'automatico permetteva una costanza di erogazione di forza del motore
- a causa del punto precedente, vi erano migliori prestazioni cronografiche
L'orologio ebbe minore successo di quello che avrebbe meritato, perché i consumatori non si rendevano conto dei vantaggi che offriva il modello.
La tecnica dell'Oyster Perpetual
Nel Rolex Oyster Perpetual la massa assume la sua forma caratteristica di semi-disco ed il nome di "rotore".
Questo ruota in un'intercapedine attorno al meccanismo ma, al contrario di quello di Harwood, gira liberamente di 360 gradi eliminando i possibili allentamenti delle viti.
Il rotore poi, venne diviso dal resto della meccanica con una calotta.
L'assenza di un ostacolo, che non permette alla massa oscillante di muoversi liberamente di 360 gradi, ha anche il vantaggio di eliminare il rischio dell'allentamento delle viti come accadeva nell'orologio automatico di Harwood.
Il sistema della trasmissione tra rotore e bariletto è simile di quello dell'Harwood sennonché al posto della frizione vi è un disco d'acciaio con 3 mollette nella parte periferica; quest'ultima penetrando nei denti di sega della ruota situata sotto tale disco ma libera di girare dal rotore.
Quando il rotore gira in un senso le mollette scivolano senza caricare il bariletto mentre nell'altro verso lo carica.
La ruota di cui sopra va ad ingranare con altre 4 ruote prima di arrivare al rocchetto del bariletto (rispetto all'Harwood che ne ha 1 in più) la demoltiplicazione è maggiore e la molla si ricarica con più facilità.
Al livello del rocchetto, che non va ad agire direttamente sull'asse del bariletto, vi è un sistema simile a quello del rotore con il disco con le tre mollette.
Questo perché l'Oyster ha la corona di carica: se non vi fosse tale sistema durante la ricarica manuale oltre al bariletto, girerebbe anche il rotore.
Vi è inoltre un efficace sistema per evitare la sovratensione della molla: l'ultima spira della molla slitta, quando supera la piena carica, contro la parete interna del bariletto, la quale ha tre incavi in cui un pezzo di molla ribadito nella parte terminale della spira, vanno a bloccare la stessa molla per non farla svolgere troppo.
Malgrado l'usura provocata alla parete interna del bariletto, questo è il sistema più diffuso per evitare la troppa carica (anche in quelli moderni).
In quel periodo, la moda degli orologi a diametro ridotto, costrinse la produzione dell'Oyster Perpetual con movimenti più piccoli (da donna) visto che il rotore girava attorno alla meccanica: ne derivò che le prestazioni cronografiche risultavano più basse.
La lancetta dei secondi indicava, infine, se l'orologio stava marciando effettivamente o meno.
Tra i numerosi tentativi, per far ricaricare l'orologio automaticamente, la costruzione descritta rimane la migliore.
Nonostante ciò, per arrivare all'orologio automatico moderno bisognerà attendere la scadenza dei brevetti di Wilsdorf e l'arrivo sul mercato del Felsa Bidinator.